Un reportage sul Grande Nord

Ecco cosa ci racconta Francesca Mazzoni su esperienze indimenticabili, che ci avvicinano ai luoghi del mondo troppo spesso nominati nell’ambito del global warming e dello scioglimento dei ghiacci polari.

Quali sono le curiosità che possono attrarre in una vacanza nei Paesi del Nord?
Il Grande nord è un tesoro di curiosità e situazioni particolari, sia a livello paesaggistico che culturale. Sicuramente per noi mediterranei rappresenta una destinazione esotica, molto diversa nelle sue peculiarità da ciò a cui siamo abituati. Siamo rimasti incantati leggendo le avventure dei grandi esploratori polari che per primi varcarono le soglie di quei confini, e provarne a seguire le tracce, seppur in scala minore, mi pare sia una tra le esperienze di viaggio più stupefacenti in assoluto.
Un altro aspetto che può destare interesse è capire come si viva a determinate latitudini. Ammetto che spesso sono spinta proprio da questa domanda. Le storie umane del Grande Nord hanno molto da raccontare di quei luoghi, dalle città fantasma come Pyramiden nelle Isole Svalbard fino ai remoti villaggi inuit della Groenlandia. Si viaggia e si esplora per incontrare l’altro.

Qual è la stagione migliore?
Difficile rispondere a questa domanda. Ogni stagione è diversa e ha le sue meraviglie da regalare. Sicuramente l’estate è quella fisicamente meno impegnativa per le temperature più miti, e quindi accessibile a un numero maggiore di persone, e offre anche un numero quasi illimitato di escursioni.
L’inverno è tremendamente suggestivo, per me il momento più bello in assoluto, con una presenza umana ridotta e la possibilità di magici colori dovuti alle condizioni di luce crepuscolare di alcuni periodi in particolare. Un esempio? Alle Svalbard, a fine febbraio e inizio marzo, il sole torna a sorgere sopra l’orizzonte e si ha una luce tenue che crea sfumature pastello su tutto il cielo. Certo è che questa stagione richiede un po’ più di impegno fisico date le temperature molto basse. Ma basta avere un buon abbigliamento tecnico e anche la paura del freddo passa alla svelta. Per chi volesse provare a osservare l’aurora boreale nei cieli del grande nord, il consiglio è di viaggiare in una finestra che va indicativamente da settembre a fine marzo (per le Svalbard anche da ottobre).

Si può fare solo una settimana o è necessario abituarsi al clima e all’ambiente?
Al clima ci si abitua presto, basta avere il giusto abbigliamento tecnico. Diciamo che la scelta della durata del viaggio varia molto in base alle esigenze e alle zone che si intende visitare. Con due settimane a disposizione si possono organizzare viaggi on the road molto particolari e completi, come ad esempio in Lapponia finlandese o da Tromso alle Lofoten. Alle Svalbard, in inverno, muovendosi praticamente solo con la motoslitta, e limitatamente anche in barca, una settimana può bastare per vivere un’autentica esperienza artica.

Bisogna prendere precauzioni particolari?
Sicuramente il Grande Nord non è una meta come tante altre in Europa ed è per questo che è sempre bene conoscere almeno un po’ la destinazione che ci interessa prima di organizzare il viaggio. Partire impreparati, sia da un punto di vista tecnico che teorico, può avere conseguenze negative sull’esito finale.
Molte persone ad esempio non sono consapevoli del fatto che durante il periodo della notte polare alle Svalbard sia sempre buio completo e che quindi anche la scelta delle escursioni sia molto più limitata rispetto ad altri momenti dell’anno. Per non parlare poi di tutti coloro che arrivano senza un adeguato abbigliamento, ignari di quel fantastico proverbio diffuso in molti paesi del nord che recita “non esiste il cattivo tempo, ma solo un cattivo abbigliamento”. Parole sante!
Ma anche l’atteggiamento è molto importante. Lo so, può sembrare strano. Nell’Artico è soltanto la natura ad imporre il ritmo della vita ed è l’uomo a doversi adeguare. Ci vuole molta flessibilità in questo senso, bisogna essere pronti cioè ad accettare benevolmente tutto quello che ci viene offerto, sia una magica notte con l’aurora boreale sopra la testa o una grande bufera di neve che ci impedirà di uscire fuori ma sarà altrettanto suggestiva. E’ l’aspetto più importante, credo, da prendere in considerazione.
Il Grande Nord è un dono capace di svelarsi a coloro pronti a lasciare dietro alle spalle tutto ciò che hanno conosciuto fino a quel momento.
E gli animali? Si può rendere il viaggio veramente sorprendente avvistando quali animali? Dove?
L’Artico è popolato da creature meravigliose, in grado di adattarsi ai tantissimi cambiamenti che questo ecosistema sta vivendo negli ultimi decenni. Ci sono molte possibilità di avvistamento di animali nel loro habitat naturale, e questa è sicuramente una delle esperienze più avvincenti di un viaggio di questo tipo. Alle Isole Svalbard, ho avuto una serie di incontri ravvicinati con le volpi artiche che, con il loro manto bianco tipico dell’inverno, si mimetizzano nel paesaggio circostante. Per strada poi, nelle vie del centro di Longyearbyen, non è difficile incontrare gruppi di renne intente a scavare nella neve per trovare piccoli muschi e licheni da mangiare. Con un po’ di fortuna, perché non è così scontato come potrebbe sembrare, è possibile anche avvistare l’orso polare, il più grande carnivoro del nostro pianeta. Questo arcipelago infatti ospita circa 300 esemplari che fanno parte della più grande popolazione di orsi del mare di Barents.

Ci sono dei luoghi che ti hanno colpito particolarmente? Uno in particolare
Dopo tanti viaggi nelle regioni polari, la lista di luoghi meravigliosi ancora non si è esaurita. Ma sì, ne ho visti molti, ognuno diverso a modo suo. Gli iceberg della baia di Disko in Groenlandia, il piccolo villaggio di Seydisfjordur in Islanda, gli alberi “congelati” della Lapponia finlandese, le tipiche casette rosse dei pescatori delle Lofoten, le strade di ghiaccio che portano nel nulla del Canada artico… potrei continuare per infinite righe a citare le immagini più evocative che mi sono portata a casa dai miei viaggi.
Ma se dovessi scegliere un solo luogo che mi ha colpito in modo particolare, non potrebbe che essere le Isole Svalbard. C’è qualcosa qui che mi fa tornare ancora e ancora. Una natura indomabile ed essenziale unita a delle realtà storiche e sociali rendono questo posto unico al mondo. Trovarsi ai confini del mondo abitato è una sensazione così forte da avermi spinto a dedicare a questa destinazione più tempo. Così grazie alla collaborazione con il fotografo Ottavio Giannella, con il quale ho già firmato due reportage per National Geographic Italia, e la guida turistica Andrea Marraccini sto realizzando un progetto per raccontare le tante storie che si incontrano nel Grande Nord, cominciando proprio dalle Svalbard. “Racconti polari” sarà infatti un contenitore di interviste a persone che abbiamo incontrato durante i nostri viaggi, accompagnati da articoli di approfondimento per condividere questa passione che abbiamo con altri viaggiatori.

Ci sono errori da non fare assolutamente?
Le regioni polari richiedono un minimo di esperienza e di conoscenza dei luoghi per poter affrontare un viaggio all’altezza delle aspettative e non essere delusi. Consiglio sempre di leggersi qualcosa in merito prima di cominciare a pianificare il proprio viaggio. Ci sono alcuni gruppi Facebook molto ben fatti dove si trovano tantissime informazioni, ad esempio Amici della Lapponia o Amici delle Svalbard gestito da me e Andrea Marraccini. Si possono chiedere consigli sull’abbigliamento, aspetto da non sottovalutare, e sulle cose da fare e vedere.
In generale, è sempre bene capire che tipo di viaggio siamo in grado di affrontare e quanta preparazione abbiamo per le escursioni che intendiamo fare. Nell’Artico più estremo, come le Svalbard, si possono vivere esperienze esaltanti ma che mettono molto alla prova fisicamente. Alcune spedizioni invernali in motoslitta, ad esempio, prevedono molte ore alla guida esposti al freddo. Dunque, non sottovalutare mai il proprio livello di preparazione per evitare guai.

Gabriella Capone