Budapest, una finestra sull’est

Budapest è un crogiuolo di tendenze, ha tanti aspetti del passato sovietico, con palazzi massicci, grigi, e ha un’originalità che non si ritrova nelle capitali dell’Europa orientale. Sono i magiari, antico popolo non indoeuropeo a dare un’impronta di orgoglio, di passione, di romanticismo. Sembra di esaurire la visita in pochi giorni, invece si aprono sempre nuovi spazi e più cammini per i viali alberati e più desideri continuare e scoprire nuovi posti che invitano al raccoglimento e a ricordare la storia del ‘900. I viali e le grandi piazze hanno contribuito a dare a Budapest l’appellativo di Parigi dell’est; lungo il Danubio ci si perde come lungo la Senna , in una passeggiata dolce e nostalgica , guardando le acque non tanto blu del grande fiume che rende affascinanti le grandi pianure dell’Europa Orientale. Con la metropolitana “gialla”, la prima delle quattro, inaugurata nel 1896, la più antica dell’Europa continentale, si arriva alla piazza ottagonale Oktogon e da qui, percorrendo il famoso Viale Andrassy, si arriva al numero 60 ed ecco il Museo del Terrore o Terror Haza! Si chiama cosi perché ricorda, in piccoli spazi, il grande tempo della dominazione prima nazista e poi sovietica. Qui ci sono tante stanze addobbate in stile anni quaranta-cinquanta, uno stile che si ritrova spesso nei negozi e nelle vie, come se la popolazione, pur con aspettative moderne, sia rimasta ancorata a quei momenti del secolo scorso. In ogni stanza viene ricordato un momento drammatico. Non c’è spazio per i fronzoli o per l’intrattenimento, tutto è un omaggio alle persone che sono state imprigionate nelle cellette e poi trucidate. I locali di prigionia sono come allora e c’è anche la stanza della ghigliottina. Nel cortile un grande carro armato intimorisce chi vuole distrarsi guardando attraverso le finestre. Davanti al Terror Haza, in stile neo-rinascimentale, c’è un monumento alle catene, rappresentate in un mucchio ormai arrugginito e pesante, degna anticamera del Museo. Le catene sono un motivo ricorrente nella città come per ricordare che il popolo magiaro è “indipendente.” Il ponte delle catene, inaugurato nel 1849 ma ricostruito negli anni quaranta del 1900, dopo la guerra, collega Buda, la città antica in collina, con Pest, la città nella pianura . E’ una affascinante icona della città, non è molto lungo ma offre una visione unica sia della città bassa sia della città alta. Dall’alto della cittadella, vicino al Palazzo della fortezza ( ex palazzo Reale) si può vedere Pest,e il sontuoso Palazzo del Parlamento in stile neo-gotico e la sua grandiosa piazza dove, in un piccolo locale sotto il livello stradale, c’è il Museo della Rivoluzione del 1956. Nella città alta c’è un angolo divertente e originale, è il Museo di Houdini, famoso illusionista del secolo scorso che nacque nella casa che ora raccoglie tutti i suoi ricordi. Qui il bigliettaio dice che Budapest è una città ‘antica’.
Dopo gli sfondi del Danubio da Buda non si può fare a meno di continuare questo itinerario sull’acqua assaporando la gradevolezza di un posto molto frequentato dai locali: le terme. Queste acque già valorizzate dai Romani, conquistatori di questa Terra chiamata all’epoca Pannonia, rendono l’Ungheria una terra speciale e ricercata. Le terme più famose sono Gellert e lo stabilimento di Szechenyi, in stile neo-barocco, vicino al grande parco Varosliget. Un’altra piscina all’aria aperta è il Lago Balaton, luogo di bagni e rilassamento, più volte rappresentato come un “mare” circondato da vapore, per le sue acque piacevolmente calde. E’ distante un’ora circa da Budapest.
Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto ( Italo Calvino)