Riforma del diritto penale minorile, non è ancora tempo

 

di Ilaria Li Vigni

 

Il disegno di legge n. 2953 sulla riforma della giustizia minorile, attualmente pendente in Senato, trova la sua ragion d’essere nel tentativo di mettere in campo una riforma del processo civile che possa assicurare una maggiore specializzazione e semplificazione.

Il progetto di riforma immagina un unico ambiente giudiziario tra minorenni e maggiorenni, con la soppressione di tutti gli organi di giustizia minorile, attualmente vigenti, dal Tribunale per i minorenni all’ufficio del Pubblico Ministero presso lo stesso Tribunale.

I magistrati, anche onorari, addetti a tali uffici, compresi i presidenti, dovrebbero essere, quindi, assegnati, di diritto, alle progettate sezioni specializzate per la persona, la famiglia e i minori e, quindi, presso i Tribunali ordinari, le Corti d’Appello e le Procure della Repubblica.

Una giustizia minorile che potrebbe svolgersi nel più ampio contesto del Tribunale ordinario ma, come dice la delega, curando che l’attività delle sezioni specializzate, in questione, sia esercitata in ambienti e locali separati, adeguati ai minori di età e alle esigenze che derivano dalla natura dei procedimenti attribuiti alla sezione medesima.

Oggi, quello dei minorenni è un Tribunale collegiale che ha competenze distinte da quelle del Tribunale ordinario, che vanno dal settore degli interventi civili a quello amministrativo e alla giustizia penale.

In effetti, la decisione punta a ricomporre una frammentazione di competenze attribuite ad autorità giudiziarie diverse che si è rivelata, sotto tanti punti di vista, inadeguata e irragionevole.

Tuttavia, come accade spesso in Italia, si affronta un problema, trascurando le profondi questioni che ne sono alla base.

Nel caso in esame, si saltano le ragioni che custodiscono motivazioni storiche, culturali e sociali che hanno portato ad una giustizia separata per i minori, ovvero un richiamo forte al principio di rieducazione della pena, un rapporto di stretta collaborazione tra giustizia penale e servizi sociali e un’attenzione particolare, anche nel processo, alla personalità dell’imputato.

Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, in una lettera indirizzata, a novembre, al Presidente del Senato Italiano ha rilevato che l’eventuale riforma, se approvata dal Parlamento, urterebbe con i principi della giustizia minorile, togliendo vigore al sistema di protezione dei diritti dei minori, mettendo a rischio le capacità del nostro Paese di adempiere, nell’ambito della protezione dei loro diritti, agli obblighi assunti in sede internazionale.

Secondo la stessa autorità europea il trasferimento delle competenze, oggi esclusive del Tribunale e della Procura per i minori, ai più generalisti Tribunali ordinari, potrebbe provocare l’ulteriore effetto di non poter più prestare adeguata attenzione ai bisogni dei più giovani, oltre a disperdere l’esperienza maturata per decenni dai magistrati che si occupano di diritto minorile.

In tale documento viene sottolineato che l’esperienza delle differenti realtà europee comprova che la giustizia minorile migliore sia accessibile, appropriata all’età, veloce, e focalizzata sulle necessità ed i diritti dei soggetti giovani.

Ed in tal modo viene definita quella attuale italiana, promuovendola, quindi, a pieni voti.

Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi, anche in considerazione della magmaticità della situazione politica attuale.

Certo è che il periodo sociale di particolari mutamenti e tensioni sociali, non solo in Italia ma in tutto il mondo, impone una particolare attenzione, anche giudiziaria, al mondo dei minorenni.

Pensiamo a recenti casi di cronaca, in grandi città, relativi a condotte di crudele bullismo e violenza fine a sé stessa perpetrate proprio da minorenni, spesso in gruppo, totalmente privi di ogni riferimento familiare e sociale.

Ricordiamo che alcuni di questi gravi fatti sono accaduti a scuola a danno di docenti, con ciò venendo meno a qualsiasi elementare e logico patto educativo.

E’ un momento davvero difficile per le giovani generazioni e per il loro inserimento nella società futura.

E’ per tali ragioni che, un’abolizione tout court della giustizia minorile separata da quella ordinaria, porterebbe, ad avviso di chi scrive, un deficit fondamentale di tutela proprio dei minori che si imbattono nella giustizia, svalutando competenze decennali di molti magistrati, ma, soprattutto, quel rapporto di stretta sinergia che oggi il Tribunale per il minorenni ha con i servizi sociali e che, inevitabilmente, si diluirebbe in sezioni specializzate dei Tribunali ordinari.

Non è ancora il momento, in questo settore così particolare, per pensare ad una razionalizzazione delle risorse di questo tipo.

Ne va della crescita dei giovanissimi e della sicurezza delle nostre comunità.