E-commerce vs shopping mall

 

di Paolo Pivetti

 

Un esercito perfettamente organizzato, efficiente, tempestivo, sta occupando tutto il Mondo Occidentale. E ha incominciato proprio là dove tutto comincia, di quello che poi accade nell’Occidente: negli Stati Uniti d’America.

È un esercito senz’armi, ma che non fa prigionieri. È l’esercito dell’e-commerce. Seppure astratto, il termine significa qualcosa di molto concreto: “il complesso delle attività commerciali svolte attraverso internet”. Nel nome, e sta per electronic cioè elettronico, e commerce significa ovviamente commercio. Negli U.S.A. l’avanzata dell’e-commerce è travolgente e inarrestabile. L’invasione raggiunge i più lontani centri e percorre, oltre alle arterie di grande comunicazione, anche le strade sconosciute che solcano all’insaputa di tutti la prateria. E ciò che ne sta determinando il successo, ancor più della sua stessa efficienza, è l’accoglienza entusiastica dei popoli conquistati. L’uno dopo l’altro, i consumatori abbandonano negozi tradizionali e moderni centri commerciali, quelli che gli Americani chiamano shopping mall (alla lettera “zona pedonale dedicata allo shopping”) e si abbandonano al piacere di ricevere a casa propria dal Servizio Postale l’oggetto desiderato. Il volume totale delle vendite on line dal 2009 ad oggi è più che triplicato.

Qualcuno potrebbe pensare: non c’è niente di nuovo sotto il sole. Abbiamo già visto decenni fa il successo delle vendite per corrispondenza. Ricordate Selezione? Era una casa editrice, vendeva libri, riedizioni e adattamenti di classici ma anche opere originali, per esempio nel campo della divulgazione linguistica. E vendeva anche dischi, i famosi 33 giri in vinile, che oggi stanno ritornando di gran moda. Anche quell’impresa, il cui ricordo ha un certo sapore archeologico, veniva dall’America.

Ma oggi il mondo è cambiato, oggi qualcosa di sostanzialmente nuovo c’è, e si chiama Internet. La Rete, che ormai avvolge tutto il mondo e non conosce confini di stati o di oceani o di catene montuose: questa è la novità che sta davvero cambiando, anzi, ha già cambiato, la vita di tutti, a cominciare dagli Americani. L’ha capito perfettamente, e per tempo, Jeff Bezos che poco più di vent’anni fa, nel garage della sua casa d’affitto a Seattle, mise in piedi quell’impresa di e-commerce che in un batter d’occhio sarebbe diventata Amazon. Oggi Bezos è tra i cinque uomini più ricchi del mondo e Amazon polarizza su di sé l’attenzione e le speranze di chiunque nel mondo cerchi qualcosa e non sappia, o non abbia voglia, di andare a cercarlo con le proprie gambe.

È un progresso? È un regresso? Il grande Marshall Mc Luhan, decenni fa, di fronte al raccogliersi delle famiglie attorno al caminetto televisivo, parlava di “ri-tribalizzazione”. Come definirebbe oggi il ripiegarsi dell’individuo attorno al proprio acquisto recapitato a casa, rinunciando anche a quell’ultima parvenza di socialità che ancora trovava nell’animazione del centro commerciale?