La chiocciola del Web ha origini antiche

la prima macchina per scrivere era un clavicembalo

 

di Renzo Magosso

 

L’ingresso nell’era dei computer ha, di fatto, mandato in pensione le macchine per scrivere pur conservando l’uso della tastiera anche nella pratica funzionale del Web. Ma chi ha inventato la tastiera, cioè la serie di pulsanti (ognuno dedicato a una lettera dell’alfabeto) in grado di trasferire le parole sopra un foglio? Quando è successo? E ancora: davvero è nato nel Web il tasto con l’immagine della cosiddetta “chiocciola” (@)?

Come vedremo, grazie alle più recenti e davvero sorprendenti ricerche storiche, la prima tastiera è nata nel 1803 in una nobile magione della Toscana usando le note di un settecentesco clavicembalo. Dunque in Italia. Contrariamente ai dati finora conosciuti ed è destinata a sfatare la tradizione secondo la quale la macchina per scrivere venne ideata e realizzata nel nord America. A rivelarlo è stato un evento organizzato lo scorso 21 aprile a Bologna in occasione della mostra, voluta dal Presidente dei collezionisti di macchine da scrivere d’ogni tempo Domenico Scarzello e imperniata sulla comunicazione in tempo di guerra. Il vostro cronista che firma questa nota è stato relatore in questo convegno (con crediti di formazione per oltre 100 giornalisti iscritti) proprio per raccontare la sua esperienza come inviato in zona di guerra.

Ma vale la pena entrare subito nelle scoperte della ricerca storica. Ecco la prima sorpresa: la recentissima e documentata documentazione del professor Loris Jacopo Bononi dimostra che la prima tastiera è stata inventata nell’Italia del lontanissimo 1803, a Massa Carrara, dal conte Agostino Fantoni di Fivizzano e con motivazione assolutamente famigliare: sua sorella Anna Carolina era diventata cieca e disperata perché non era più in grado di scrivere.

Ma sapeva suonare il clavicembalo e il pianoforte.

Il fratello ha pensato di usare proprio le note musicali trasformandole in lettere: in sostanza spiegò alla sorella che, per esempio il testo del suono “Do”, poteva esprimere sopra un rullo la lettera D e pulsando 2 volte la lettera O. E che premendo il tasto del Sol una sola volta poteva tradurre sopra un rullo la lettera S. Poi, con tre impulsi la lettera L. Così via con tutte le altre note sino a riuscire a comporre tutte le lettere dell’alfabeto. Il rullo era collegato a un foglio sul quale rimanevano scritte in stampatello tutte le parole. La giovane Anna Carolina riuscì tornare a scrivere e non soltanto lettere ad amici e parenti. Perfino un romanzo e alcune fiabe.

Soltanto vent’anni più tardi un altro italiano, Pellegrino Turri, ha perfezionato l’idea riuscendo a costruire la prima macchina per scrivere. Ma in Italia, nella seconda metà dell’Ottocento vennero in visita alcuni americani: il primo, Christopher Sholes, copiò il progetto di Turri, lo portò a Milwaukee e lo registrò come proprio all’ufficio brevetti nel 1968. Poi arrivò mister Regminton, titolare di una fiorente officina meccanica che costruiva fucili usati nella guerra americana di Secessione e contro le bande di pellerossa: Regminton realizzò la prima catena di montaggio per la costruzione di macchine per scrivere e rivendicò il primato di primo ideatore.

Veniamo ora alla seconda sorpresa storica: riguarda il testo @, la cosidetta e ben nota “chiocciola”. Finora la paternità è stata attribuita all’ingegnere americano Ray Tomlinson, considerato uno dei fondatori di Internet, passato a miglior vita nel 2016 con tutti gli onori. Ma la vera storia non è andata così, anzi risale addirittura all’epoca dell’antica Roma: a quell’epoca l’unità di misura era un’anfora riempita di prodotti alimentari o non, e serviva come valore specifico di riferimento, da unità di misura, appunto. E siccome le anfore viaggiavano per mare il segno grafico era una sorta di onda circolare con una centrale lettera A, proprio per significare “Anfora”, dunque il simbolo @.

Questo segno grafico venne “dimenticato” per secoli: riapparve nel Cinquecento a Venezia su documenti commerciali e lettere di mercanti. Non basta: nel linguaggio contabile anglosassone questo segno grafico è ben noto da fine Settecento. Lo indica e ricorre più volte nelle fatture della raccolta storica della Biblioteca del Congresso americano, riferite all’attività contabile di George Washington risalenti al 1779.

Ancora al giorno d’oggi nel linguaggio contabile anglosassone la @ viene usata con il valore di “at a price of” (al prezzo di) seguita dalla quantità di moneta, ed è con questo valore che è sempre in uso nelle transazioni in borsa via Internet. Quanto a Tomlinson, ritenuto uno dei padri di internet, e primo a proporre il tasto @ sul web, egli stesso ha ammesso di aver notato questo segno grafico su una telescrivente della American Telephone and Telegraph (AT&T) come carattere poco utilizzato e collocato sopra la lettera P. Probabilmente non conosceva la vera storia della chiocciola, semplicemente gli piacque questo segno grafico e cominciò ad usarlo.