Buona Pasqua!

di Paolo Pivetti

 

La Veglia Pasquale, “madre di tutte le veglie” è il rito centrale di tutto l’anno liturgico cattolico: in essa si commemora e si rivive la Resurrezione di Cristo, evento fondante della fede. La veglia si apre ogni anno con la benedizione del fuoco. E mai come quest’anno, dopo gli eventi di Notre Dame, abbiamo potuto cogliere la stretta connessione tra il fuoco e la Pasqua.

La Pasqua è connessa anche con l’acqua, elemento purificatore che nei riti della Settimana Santa è protagonista, il Venerdì, della “lavanda dei piedi”, in memoria del gesto compiuto da Gesù verso i suoi apostoli, la notte stessa in cui, nell’Ultima Cena, istituì l’Eucaristia.

E poi è connessa con la terra. Dalla quale Gesù stesso risorge per riincontrare i suoi, e nei suoi l’Umanità tutta.

Insomma, gli elementi della Creazione sono presenti in questo momento culminante della fede cattolica, che ancor più si conferma “fede incarnata”, non astratta convinzione.

La Pasqua cristiana ha, com’è noto, le sue radici nella Pasqua ebraica, rito in ricordo del passaggio dalla schiavitù d’Egitto alla libertà. Le sue radici ebraiche sono evidenti anche nel nome di Pasqua. Se risaliamo alla lingua ebraica incontriamo pèsah che significa passaggio. Ed ecco, dall’ebraico pèsah il greco pàskha, e dal greco il latino pàscha dove la pronuncia è simile. Poi, nel passaggio dal latino all’italiano, sotto l’influenza di un altro termine latino, pàscua che significa pascoli, ecco la nostra Pasqua.

Anche il canto di esultanza per la Resurrezione di Cristo, l’”Alleluja”, ha origini ebraiche. Nell’antico ebraico hallelù Yàh significa lodate Dio, e lo troviamo di frequente, per esempio nei Salmi. Dall’ebraico il termine passò al greco antico e divenne allelùia; tale rimase nel passaggio al latino, e tale anche nell’italiano. Alleluia!

La Resurrezione di Cristo porta a compimento la Volontà del Padre per la salvezza dell’Uomo, e la nostra parola rituale di accettazione della Sua Volontà è Amen. Anche amen è una parola ebraica, e significa letteralmente vero, certo, sicuro. Ma per capire il suo significato religioso leggiamo nella Bibbia questo passaggio del libro di Neemìa (cap. 8, 6): “Esdra benedisse il Signore Dio grande, e tutto il popolo rispose – Amen, amen – alzando le mani. Si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinnanzi al Signore”.

Ancora una volta attraverso il greco e il latino, senza cambiare forma amen è arrivato fino a noi, e conclude ogni nostra preghiera, per esprimere la nostra disposizione ad accettare la Volontà di Dio: “Così sia.”