Decreto sicurezza e migranti: stato dell’arte

di Ilaria Li Vigni

 

In data 24 settembre il Consiglio dei Ministri ha dato via libera all’unanimità al decreto che ha unificato i precedenti testi su sicurezza e migranti.

Dopo il rinvio di giovedì 20 settembre e una trattativa con il Capo dello Stato sui contenuti che avrebbero potuto sollevare dubbi di costituzionalità, con una serie di limature per accorpare i due testi iniziali in un unico provvedimento, il pacchetto sicurezza è entrato in vigore.

Le misure per gestire l’immigrazione sono il tema forte del decreto.

Tra le misure previste nel pacchetto, la revoca della cittadinanza concessa agli stranieri di fronte a condanna definitiva per terrorismo internazionale e la sospensione della domanda d’asilo per cause legate all’ordine pubblico.

La disposizione si applica ai migranti con condanna in primo grado per reati come spaccio di droga, violenza sessuale, violenza a pubblico ufficiale e lesioni gravi.

Saranno sei le fattispecie tipizzate che renderanno possibile l’ingresso nel nostro paese per motivi umanitari: l’ingresso è consentito alle vittime di grave sfruttamento, per motivi di salute, violenza domestica, calamità, cure mediche e atti di particolare valore civile.

Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, Sprar, continuerà ad esistere esclusivamente per rifugiati e minori non accompagnati.

Inoltre, il provvedimento prolunga da 90 a 180 giorni la durata massima del trattenimento dello straniero nei Centri di permanenza per il rimpatrio e prevede la possibilità di procedere per l’esecuzione dei lavori di costruzione o ristrutturazione dei Centri per i rimpatri attraverso procedure negoziate, per lavori di importo inferiore alle soglie comunitarie in un arco temporale di tre anni.

Nei piani del governo la stretta sui migranti dovrebbe liberare risorse che potrebbero essere utilizzate per la copertura delle misure che entreranno nella manovra.

Per quanto riguarda le disposizioni in materia di sicurezza, viene consentito anche alla Polizia municipale di utilizzare in via sperimentale armi comuni ad impulso elettrico.

Si predispongono, poi, misure finalizzate al contrasto del fenomeno delle occupazioni arbitrarie di immobili, attraverso l’inasprimento delle pene fissate nei confronti di promotori o organizzatori dell’invasione, nonché con la possibilità, nei confronti degli stessi, di disporre intercettazioni.

La forma del pacchetto è quella di un corposo decreto legge (44 articoli) e gli effetti della normativa sono già stati prodotti dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Tuttavia il decreto dovrà essere convertito in legge entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione e, da più parti, anche istituzionali (pensiamo al caso di ANCI e di alcune Città Metropolitane, oltre a importanti realtà associative) se ne sollecitano delle modifiche, in particolare con riferimento al sistema Sprar.

Infatti, l’aver limitato il sistema, fatto di associazioni e comunità di accoglienza, oltre che di fondi ad hoc, ai soli rifugiati ed ai minori stranieri non accompagnati, escludendo espressamente i richiedenti asilo, apre un problema davvero complesso per molti enti locali nella gestione del fenomeno migratorio.

Fenomeno che, al di là di normative future anche di diritto internazionale più severe, oggi evidenzia uno stato di fatto, consistente nel numero molto importante di richiedenti asilo che si trovano nel nostro paese e che hanno aperto una procedura giurisdizionale per vedere riconosciuto il loro asserito diritto.

Insomma, questioni di gestione pratica del fenomeno che il decreto sembra non aver tenuto nella dovuta considerazione.

Ci si augura che la voce dei Comuni e di molte realtà associative che operano nel settore venga ascoltata dal Parlamento in sede di conversione della normativa, così da poter affrontare il complesso fenomeno migranti nel modo più attrezzato possibile, da un punto di vista legislativo e concreto.