Sustainable competition 2020

di Olivia Carone (da “Corso Ecologia della Costruzione e dell’ambiente costruito”)

 

Per introdurre l’argomento della complessità del costruire e del costruito secondo i principi della compatibilità ambientale e dell’efficienza energetica degli edifici che rappresenta il primo passo verso una qualità complessiva dell’ambiente, occorre considerare l’articolazione degli agglomerati urbani e il loro sviluppo interdisciplinare che rappresenta la grande sfida di questo secolo, e che non può essere vinta senza approfondite competenze originate da un ampio e condiviso sistema valoriale ambientale. Occorre dalle città all’edificio la stessa coerenza, volgendo, oggi, particolare attenzione al concetto di «resilienza» delle città intesa come capacità di adattamento al cambiamento in corso. 

In questo tipo di contesto occorre porre una particolare attenzione alla risorsa acqua, che vediamo essere elemento di criticità poiché si manifesta sempre più frequentemente in eccesso o in difetto, senza mezze misure.

La quantità complessiva di acqua presente sulla terra ha un valore finito, stimato in 1.386 milioni di chilometri cubi di cui 1.351 milioni di acqua salata e 35 milioni di  acqua dolce, corrispondenti rispettivamente al 97.5% e al 2.5%  del totale. Ma quella dolce, immediatamente accessibile per il nostro uso è inferiore all’1%.

esposizione media degli utenti dell’acqua in ogni paese allo stress idrico di base: il rapporto tra prelievi totali sul totale approvvigionamento da fonti rinnovabili in una determinata area.
Una percentuale più elevata (in rosso) significa che più utenti dell’acqua sono in competizione per forniture idriche limitate.

L’analisi rileva che 37 paesi attualmente devono affrontare livelli “estremamente elevati” di stress idrico, il che significa che più del 80%  dell’acqua disponibile agli utenti agricoli, domestici e industriali viene ritirata ogni anno.

Una delle prime risposte concrete che possiamo dare all’aumento costante della popolazione mondiale che ne deve usare quantità sempre maggiori è quello di iniziare a ridurre gli sprechi di questa risorsa, per esempio razionalizzandone l’uso quotidiano in milioni di edifici.

Un edificio ecologico, indipendentemente dalla sua destinazione d’uso deve adottare tutte le possibili tecniche per la riduzione del consumo di acqua:

  • per un uso interno, inserendo riduttori di flusso in bagni e cucine, notorie aree di spreco. Sono filtri particolari che, con un’adeguata pressione dell’impianto, aggiungono microparticelle di aria e riducono il passaggio di acqua nell’unità di tempo nelle tubazioni, riducendone la quantità a parità di possibilità d’utilizzo. Possono ridurre la portata d’acqua  da 12-16 l./minuto tradizionali a 6 l./minuto. Per le docce si può arrivare a ridurre da 15 a 7 l./minuto e per gli sciacquoni dei bagni si possono ottenere 6 o 4 litri per lavaggio.
  • per l’ambiente esterno, occorre utilizzare serbatoi generalmente interrati o posti in piani cantinati per la raccolta di acqua piovana proveniente dal tetto, da re-immettere nel circuito dell’edificio attraverso una pompa di circolazione, filtri e impianto idrico secondario che riporti quest’acqua direttamente ai piani, agli sciacquoni wc e/o lavatrici oppure venga utilizzata per irrigazione o usi non alimentari.

Un interessante tentativo di sensibilizzazione è in corso tra industria e istituzioni  per creare un sistema di etichettatura omogeneo per i prodotti “water using” al fine di supportare una sola etichetta in tutta Europa, l’Unified Water Label, che si applica a 14 categorie di prodotto, dettagli su www.europeanwaterlabel.eu che indicherà una classe di consumo sulla traccia di quanto già avviene per gli elettrodomestici e gli edifici.